Brand Personality: come individuarla con l’Archetypal Branding

🧚‍♀️Mida consiglia: leggilo se conosci già le basi del branding ma hai voglia di approfondire concetti nuovi!

Tempo di lettura: circa 10 minuti

La Brand Personality è l’orizzonte degli eventi della Brand Building. Quel punto in cui i presupposti valoriali di brand, un po’ algidi e interi nel loro aspetto postulare si liquefanno per diventare concetto, sensazione, prima di essere uniti e riplasmati in una vera e propria identità. 

Molti Brand Strategist, dopo aver delineato il Platform saltano completamente questo passaggio per procedere direttamente alla definizione della Brand Identity. A volte succede perché lo considerano accessorio, altre perché ne ignorano l’esistenza. Fatto sta che per noi le cose sono diverse. In Mida, infatti, consideriamo la fase di Brand Personality indispensabile per dare vita a identità distintive, longeve, che lascino un segno nel pubblico. 

È un momento d’illuminazione, lo step creativo in cui si individua il carattere; l’attitudine del brand. Quel sentore che ci permette di progettare per esso un aspetto e una voce unici. Cosa che non sarebbe possibile o che ci risulterebbe più forzata se provassimo a costruire un’identità partendo direttamente dai valori, la vision e la mission di un brand.

Dando quindi per assodata la sua importanza, scopriamo insieme come definire la personalità di un marchio. 

Archetypal Branding: I 12 Archetipi di Jung

Per circoscrivere la Brand Personality di una marca esistono diverse tecniche. La nostra preferita è senza dubbio l’Archetypal Branding. Uno strumento di marketing, basato sulla teoria dei 12 archetipi di Karl Jung, che consente di umanizzare la comunicazione di brand, passando attraverso i bisogni emotivi e psicologici dei consumatori. 

Prima di spiegare come può tornarci utile questa tecnica, vediamo innanzitutto quali sono le caratteristiche dello studio psicoanalitico a cui si ispira.

La teoria degli archetipi afferma che tutti noi, in quanto esseri umani, tendiamo a ricollegare inconsapevolmente la maggior parte delle nostre emozioni e opinioni a 12 tipizzazioni cognitive. Modelli di comportamento primordiali che, sedimentati nell’inconscio collettivo, ci spingono a pensare a agire in un determinato modo sulla base di obiettivi e desideri elementari.  Secondo Jung, l’esistenza degli archetipi spiegherebbe perché qualcuno di noi, per esempio, è portato per la creatività o per il comando, per identificarsi nel gruppo o – al contrario- per volersene distinguere a ogni costo. 

Ogni archetipo appartiene, poi, a un sottogruppo. A seconda della motivazione che lo muove, può essere riconosciuto come modello di: stabilità, appartenenza, indipendenza e cambiamento.

All’interno dei quattro sottogruppi il singolo archetipo rappresenta, quindi, un modo diverso di interpretare quella stessa motivazione.

Cosa c’entra la teoria di Jung con il branding?

Tutto molto interessante, tu dirai. Ma che c’entra tutto questo con la creazione della Brand Personality?

C’entra perché nel 2001 le guru del branding Margaret Mark e Carol Pearson nel loro libro The Hero and the Outlaw. Building extraordinary brands through the power of archetypes hanno dimostrato come cult brand del calibro di Nike o Coca-Cola fossero diventati tali costruendo la loro comunicazione proprio sulle tipizzazioni cognitive sopra indicate.

I brand, infatti, essendo prodotti dell’ingegno umano, non sono mossi solo da un’idea di business, ma da visioni e aspirazioni, che – come nelle persone – ne determinano i tratti caratteriali. In poche parole, dagli stessi 12 archetipi che spingono ognuno di noi a pensare, agire, ed emozionarci come pensiamo, agiamo e ci emozioniamo.

Ciò significa che se un marchio riesce a identificarsi in un archetipo, in base ai valori e alle motivazioni che lo rappresentano, avrà immediatamente individuato anche il suo target di riferimento, ovvero quella fetta di mercato che condivide con esso modo di agire e di pensare.

Se aggiungiamo il fatto che, sulla base delle caratteristiche di ogni singolo archetipo, il marketing ha costruito, testato e istituito regole comunicative da utilizzare per colpire il consumatore che risponde a ciascuna tipizzazione, l’utilità dell’archetypal branding è presto spiegata.

Attraverso questa tecnica il brand potrà prendere a prestito gli standard comunicativi che si addicono al suo archetipo per delineare una linea promozionale incisiva che attiri i consumatori, coi quali condivide ideali e leve motivazionali.

Ora che abbiamo capito come gli archetipi rappresentino contemporaneamente la personalità del brand e quella del consumatore, passiamoli in rassegna uno ad uno per approfondirne le caratteristiche distintive e capire quale potrebbe essere più in linea con il tuo marchio.

Gli archetipi della Stabilità

La tua azienda ambisce a strutturare, dominare e plasmare il mondo? Allora la sua Brand Personality potrebbe essere sprigionata attraverso uno degli archetipi della stabilità.

😇 L’ANGELO CUSTODE: La stabilità per l’Angelo Custode è sinonimo di affidabilità e riconoscimento. Vuole far sentire al sicuro e rassicurare il prossimo. Compassionevole e altruista, si adatta bene ai marchi che mirano a coltivare o  a servire gli altri, come quelli inerenti all’assistenza sanitaria, al non profit o all’ospitalità. Ma anche alle imprese di pulizia, alle ditte di riparazione e alla manutenzione in generale.

Esempi di personal brand associati all’archetipo dell’Angelo custode sono figure umanitarie come Madre Teresa e la Principessa Diana. A livello aziendale troviamo, invece, Volvo, che nell’automotive lavora estremamente sul concetto di sicurezza, ma anche Johnson’s & Johnson’s, Unicef.

🤴 IL SOVRANO: La stabilità per il sovrano è controllo. Brand e consumatori che rispondono a questa Brand Personality vogliono detenere il monopolio. Dettare le regole del gioco. Eccellere sempre e in ogni caso. Spinto dal bisogno di sicurezza e di protezione, il Sovrano lavora per ottenere (e mantenere) il potere. Amante delle regole, è attratto da cose che sono sostanziali, senza tempo e di alta qualità. Si ritiene un modello per gli altri e li aiuta a ottenere prosperità e sicurezza.

L’archetipo del Sovrano si esprime bene nei brand che si occupano di sicurezza, tecnologia, finanza ma anche in tutti quelli che governano il mondo del lusso

Esempi di personal branding in linea con questa tipizzazione sono i politici come Donald Trump. Ma anche marchi del calibro di Microsoft, Rolls Royce, Rolex e Hugo Boss.

💁‍♀️ IL CREATORE: la stabilità per il creatore è struttura. Vuole gettare le fondamenta, inventare cose nuove, esprimere se stesso. In modo apparentemente contraddittorio, le persone e i brand che si riconoscono in questo archetipo aspirano alla libertà ma sono motivati dal controllo. 

Appartengono a questa categoria artisti, inventori, scrittori, imprenditori e tutti quei marchi visionari e innovativi che apprezzano l’immaginazione e l’espressione personale, in particolare nei campi delle arti, del design, del marketing e della tecnologia.

Alcuni esempi? Crayola, Sony, YouTube e Pinterest.

Gli archetipi dell’Indipendenza

Chi risponde a uno degli archetipi dell’Indipendenza ha un solo obiettivo nella vita: imparare a essere libero.

🤝 L’INNOCENTE: 

L’indipendenza per l’Innocente è sinonimo di libertà romantica. Vivere in un mondo ottimista in cui si può essere felici nella semplicità gli basta e avanza. È il classico tipo che vede sempre il bene nelle persone e nella vita, manca di malizia e crede nel perdono. Questo archetipo è associato alle persone che amano i piaceri frugali e la genuinità. 

I brand che si identificano nell’archetipo Innocente sono spesso piccoli brand artigianali o negozi a conduzione familiare, organizzazioni senza scopo di lucro, enti religiosi ma anche brand del settore food e della ristorazione.

Come i marchi luxury tendono a identificarsi nell’archetipo Sovrano, così quelli che vendono beni dal costo contenuto rispondono spesso a questo archetipo.

Esempi di brand Innocente sono Mulino Bianco, Ronald McDonald e Coca-Cola.

🤓 IL SAGGIO: l’indipendenza per il Saggio è prima di tutto intellettuale. Chi si rivede in questo archetipo è convinto che la conoscenza renda liberi e che solo ricercando la verità sia possibile rendere il mondo un posto migliore.

Il Saggio non ama l’ambiguità, la disinformazione, le affermazioni fuorvianti e l’ignoranza. È un perfezionista nato e pretende molto sia da se stesso che dagli altri. 

I marchi Saggio sono visti come “esperti” dal loro pubblico. Aiutano i consumatori a prendere decisioni migliori, fornendo loro tutte le informazioni di cui hanno bisogno. Di solito sono le aziende che operano nella ricerca e nello sviluppo, nell’istruzione, nel giornalismo e nella cultura.

Tra gli esempi di brand rispondenti a questo archetipo troviamo: Oprah Winfrey, Harvard University, The New York Times e CNN.

🤫 L’ESPLORATORE: l’indipendenza per l’esploratore si raggiunge solo colonizzando nuovi orizzonti. L’avventura è il mezzo che permette di conoscere di più di se stessi.

Le persone e i marchi che si sentono Esploratore cercano il significato della propria esistenza, imparando continuamente dal mondo che li circonda. Pur soffrendo le regole prefissate dalla società, non la sfida come potrebbe fare un Eroe o un Ribelle, ma semplicemente se ne discosta, ricercando un percorso alternativo. Tutto ciò che desidera, infatti, è la libertà e la gioia della scoperta.

Dei 12 archetipi, il brand Esploratore è quello meno legato a un particolare settore o categoria. Può operare nella cosmesi, nella moda, come nelle pratiche outdoor, purché si inserisca come un pioniere e un anticonformista del suo settore.

Esempi di brand Esploratore sono: NASA, National Geographic, The Body Shop e Jeep.

Gli archetipi del Cambiamento

Se la Brand Personality del tuo marchio risponde a un archetipo del Cambiamento sicuramente vorrà cambiare le regole e lasciare il segno.

🦸 L’EROE: il cambiamento del brand Eroe è una sfida lanciata per innovare e migliorare il mondo con azioni difficili e coraggiose. Chi risponde a questo archetipo è istintivamente portato a proteggere e ispirare gli altri, a portare a termine missioni umanitarie o a vincere i propri limiti. I marchi Eroe di solito fanno capo a organizzazioni filantropiche o a imprese che hanno a cuore la responsabilità sociale d’impresa, ma anche a marchi sportivi e militari. Questo archetipo è presente in tutte quelle realtà che aiutano le persone a sviluppare disciplina, concentrazione e forza.

Esempi di personal brand che rimandano all’Eroe sono: Michael Jordan, Nelson Mandela e i Marines. Mentre tra i marchi aziendali, l’Hero Brand per eccellenza è senz’altro Nike, con il suo storico pay-off: “just do it”.

🧙‍♂️ IL MAGO: il cambiamento del brand Mago è una trasformazione stupefacente. Un’invenzione geniale e tecnologica che strega il pubblico. Le persone e  i brand che rispondono a questo archetipo non sono solo curiosi come il Creatore e colti come il Saggio, ma puntano a raggiungere una conoscenza superiore. Sono interessati a carpire le leggi primordiali dell’universo attraverso la scienza e/o la parapsicologia, per creare qualcosa di meraviglioso dal nulla o per trasformare un pasticcio in uno spettacolo. Spesso suscitano particolare fascino a carisma, perché sembrano essere gli unici ad avere accesso a informazioni segrete o sfuggenti. I concetti a cui si appellano sono misteriosi, difficili da afferrare per la massa o invisibili ad occhio nudo. 

Non a caso i marchi Mago sono quelli che propongono soluzioni “miracolose” ed esperienze speciali, nuove ed eccitanti ai propri consumatori. Li ritroviamo nelle aziende che commercializzano prodotti di bellezza per l’igiene personale o farmaci. Ma anche nelle strutture alberghiere ed estetiche, nei servizi finanziari e nelle industrie tecnologiche.

Tra questi ci sono: Walt Disney, MAC Cosmetics, Dyson, Polaroid e Mastercard.

😎 IL RIBELLE: il cambiamento della Brand Personality Ribelle è una rivoluzione per sovvertire le regole e provocare la società, sia per il guadagno personale che per il bene degli altri. 

Un po’ più cattivello del fratello Eroe, il Ribelle non è mosso dalla giustizia, ma dalla rabbia, spesso dovuta a un’offesa personale. Non ha timore di scontrarsi con gli altri, anzi: costruisce il proprio potere sulla paura e sulla provocazione. Non è un caso se, paradossalmente, appartengono all’archetipo ribelle i gruppi politici estremisti ma anche le associazioni attiviste. Qualunque sia il suo credo o il suo orientamento, chi si sente Ribelle invoca la controcultura, combatte gli stereotipi e reprime la cultura dominante. 

Esempi di brand Ribelle sono Harley-Davidson, Pay Pal, Diesel ed MTV.

Gli archetipi dell’Appartenenza

Se il tuo brand ci tiene a stabilire una forte connessione con gli altri allora potrebbe essere mosso dall’appartenenza.

🤗 L’UOMO COMUNE: l’appartenenza per l’Uomo Comune è essere accettati per quello che si è dagli altri. Chi risponde a questo archetipo potrebbe essere classificato come il classic* ragazz* della porta accanto. Parliamo di un tipo sano e genuino, spesso molto simpatico, cresciuto con i valori tradizionali del duro lavoro, dell’onestà e del buon senso. L’Uomo Comune non ha mai troppe pretese. Non cerca il lusso né aspira a diventare uno status symbol. Scarpe da ginnastica e jeans sono la sua divisa perfetta in ogni occasione. Ha tuttavia bisogno di sentirsi parte di un gruppo e di condividere esperienze con persone che la pensano come lui.

I marchi che possiedono una Brand Personality Uomo comune sono quelli che vendono prodotti di massa, che soddisfano un bisogno di base per un largo pubblico. Si riconoscono in questo archetipo i negozietti di provincia, le ristorazioni locali, le sagre paesane quanto aziende più famose legate all’abbigliamento, all’arredo e al food come Facebook, Ikea e Barilla.

🤡 IL BURLONE: l’appartenenza per il burlone è divertirsi assieme agli altri, senza prendersi troppo sul serio. 

Chi appartiene a questo archetipo è un intrattenitore nato, che odia prendersi troppo sul serio e che vive la giornata.

Impulsivo e sfrenato, si sente a suo agio nella propria pelle, non ha paura di distinguersi, di uscire dagli schemi e spinge gli altri a entrare in connessione con la parte più infantile e gioiosa di sé.

I marchi che rimandano a questo archetipo non hanno paura di infrangere le regole o di essere politicamente scorretti. Potrebbero prendere alla leggera temi seri o promuovere prodotti che non sono proprio salutari. 

Esempi di brand Burlone sono: Ceres, Fanta ed M&M’s.

😘 L’AMANTE: l’appartenenza per l’amante è instaurare una relazione intima con gli altri, che li faccia sentire apprezzati nella loro unicità.Ma non lasciarti ingannare dal nome; non si tratta solo di romanticismo. L’archetipo dell’Amante racchiude tutti i tipi di amore: genitoriale, familiare, di amicizia, spirituale  e  romantico. Chi risponde a questo archetipo cerca relazioni strette con le altre persone e non ha paura di dirlo, né di esprimere apprezzamento.

I brand che rispondono a questo archetipo sono legati a settori sensoriali e a prodotti che danno piacere e benessere alle persone, come i cosmetici,i gioielli, la moda e il cibo.

Esempi di brand Amante sono Hallmark, Victoria’s Secret, Nespresso, Müller.

E ora… Tocca a te!

Adesso che conosci tutto quello che c’è da sapere sugli archetipi e sulle loro potenzialità non ti resta che rimboccarti le maniche e iniziare a lavorare sul tuo brand.

Non hai ancora individuato l’archetipo giusto? Vorresti approfondire le regole di comunicazione ascrivibili a ogni archetipo per applicarle sul tuo business?

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Brand Building: Come si costruisce un brand

e quali sono le fasi fondamentali del processo

🍍Mida consiglia: leggilo se sei alle prime armi o hai conoscenze di base di branding.

Tempo di lettura: 8 minuti

Dopo aver visto Che cos’è un brand? E il branding, oggi approfondiamo una delle sue principali branche: la Brand Building.

Per alcuni esperti questa disciplina è la prima e la più importante da trattare, dato che comprende tutte le attività che riguardano la creazione e la rivisitazione dell’identità di marca.

Brand Building: il processo più lungo che c’è

Giusto per essere diretti, ti diciamo già che puoi metterti comodo, perché costruire una marca non è una passeggiata. 

Si tratta di un processo lento e a volte sanguinoso che parte con audit lungherrimi, continua con l’applicazione di teorie e fondamenti di marketing che, solo alla fine, si traducono nella definizione di una linea di comunicazione creativa.

In poche parole non è che la faccenda si possa liquidare con un logo, quattro immagini e due frasette. E diffida da chi ti illude che una soluzione del genere possa essere ottimale.

Non credere a quelli che ti dicono di poter costruire una Brand Identity per il tuo marchio, senza averti mai fatto una domanda riguardo ai valori che lo contraddistinguono, al pubblico cui si rivolge o alla comunicazione impiegata dai tuoi concorrenti. Anche se è tuo cuggino, (soprattutto se è tuo cuggino).

La Brand Identity, infatti, non è che la punta dell’iceberg. La fase finale di un processo di costruzione che per essere portato a termine richiede mesi di analisi, competenze trasversali, tanta pazienza e – detto in francese – le palle quadrate. 

Ogni tanto capita che qualche cliente vada in esaurimento dopo l’ennesima intervista, matrice, mappa di posizionamento che gli sottoponiamo, ma se c’è una cosa che abbiamo capito in questi anni è che ogni ora, ogni slide, ogni teoria impiegata ha un valore aggiunto immenso

Sono i dettagli che fanno la differenza. Quelli che ti permettono di costruire un brand davvero su misura del cliente che incontri. Li stessi che di solito lo spingono a esclamare: “wow!” e a ringraziarti quando finalmente vede il suo marchio prendere forma. Perciò, bando alle ciance! Se sei arrivato fino a qua e non sei stato preso dalla pigrizia, ti meriti di passare al capitolo successivo. 

Brand Building: quali attività comprende

In base allo scopo che perseguono, le attività di Brand Building si dividono in:

  • Brand Creation → quando c’è bisogno di creare una marca da zero, per esempio nel caso di una start-up. È l’attività più onerosa di tutte e quella a più alto rischio. Quando un brand deve ancora nascere non ci sono quasi mai dati. Si lavora molto di ipotesi e di tanto test & learn. Ma una volta che si è imboccata la strada giusta, ottenere risultati dà il doppio delle soddisfazioni.
  • Rebranding → quando è necessario aggiornare o rivedere la Brand Identity
    di una marca perché sono cambiate alcune circostanze interne e/o esterne. Per esempio quando ci si accorge che la vecchia immagine non incontra il favore del pubblico. Quando l’assetto generale del sistema sta cambiando per via di una fusione, un’acquisizione o un’estensione. O ancora, quando si desidera riposizionare il brand a un gradino diverso di mercato. Quando cambia il pubblico di destinazione e/o il posizionamento di certi concorrenti.
  • Restyling → quando si vuole rinfrescare l’immagine di marca per renderla più contemporanea. Tra le tre, questa è senz’altro l’operazione più “soft”, perché non obbliga a ripensare la Brand Identity da zero sulla base di logiche di riposizionamento, ma agisce sugli elementi visivi (e anche se in pochi lo dicono) verbali già presenti.

Branding Iceberg: l’essenziale è invisibile agli occhi

brand iceberg model - mida creative hub

Branding Iceberg Model – versione Mida Style.

Quando abbiamo detto che la Brand Identity è la punta dell’iceberg della Brand Building non stavamo usando una metafora. È proprio così! 😂 

Il modello di Branding Iceberg, che oggi vanta numerose varianti, ma che fu proposto per la prima volta da Hugh Davidson nel 1989 alla Conferenza annuale della Marketing Society, esemplifica alla perfezione quali sono i pesi tra elementi visibili e invisibili all’interno del processo di Brand Building.

E, così facendo, rimarca l’importanza di quelli che costituiscono la base sommersa del sistema marca, elevandoli a prerogativa indispensabile per l’esistenza delle sue manifestazioni esteriori.

Come abbiamo già ribadito e ribadiremo ancora alla sfinimento, Branding e Marketing non si equivalgono ma vanno a braccetto. Questo è il motivo per cui,  nella parte invisibile del brand, troviamo variabili inerenti alla funzionalità, alla reperibilità e al prezzo del prodotto/servizio.

Ai canali di vendita ,alla logistica, al customer service, alle strategie promozionali e al budget a disposizione per metterle in atto. Oltre a tutta una serie di implicazioni finanziarie quali: quotazioni in borsa, profittabilità e altre robe di cui non stiamo a parlarti qui né in altri posti dato che non è il nostro.

Quello che però, al di là delle nostre competenze specifiche, vorremmo ti passasse è che non si può creare una marca dal punto di vista comunicativo se prima non hai capito come strutturarla concretamente. Devi sapere quanto sei disposto a investire nel tuo progetto, come produrre e vendere i tuoi beni,  come coinvolgere al punto giusto dipendenti e fornitori, gestire le richieste dei clienti ecc. Senza tutto questo lavoro preliminare puoi mettere via l’idea di ottenere risultati. La comunicazione non funziona se  il prodotto e la strategia di marketing non sono all’altezza.

Ecco perché ti consigliamo di redigere un business plan. 

Farti un’idea del rapporto costi/benefici e degli obiettivi che vuoi raggiungere nel breve, medio e lungo periodo ti aiuterà a  non arrivare impreparato e a non farti prendere dallo sconforto o dal panico nel mentre che darai alla tua marca il tempo di iniziare a parlare, camminare, fatturare.

Se hai studiato Economia e te la cavi bene coi numeri, puoi redigerne uno da solo oppure affidarti a un’agenzia di consulenza manageriale che lo faccia al posto tuo. Eviterai brutte sorprese, faciliterai il lavoro a noi poveri professionisti della comunicazione e ci aiuterai a potenziare l’effetto dei nostri sforzi creativi.

Bene, ora che la paternale è finita, passiamo alla ciccia e vediamo nel dettaglio i passaggi per costruire una comunicazione di marca de fero 🦾

Marketing Analysis

Il primo step che un Brand Strategist dovrebbe proporti nel percorso di creazione della tua marca è uno studio approfondito di brand, target e concorrenza.

3 is the magic number🎶.  Per avere una visione totale dello scenario che si va modificando, è indispensabile possedere conoscenze precise riguardo a ciascuno di questi tre attori.

Come ottenere queste informazioni? 

La concorrenza può essere studiata attraverso una benchmark analysis. Un’analisi qualitativa che esamina la comunicazione messa in campo dai competitor allo scopo di individuare punti di forza e debolezza, comunanza e differenza rispetto al tuo brand.

Un’intervista o un questionario sono invece più appropriati per studiare la tua marca e il tuo pubblico e permetterci di definire nello step successivo le Buyer Personas, tipizzazioni umane che hanno il potere di trasformare il target da sostantivo sterile in una persona con nome, cognome, bisogni e personalità. 

Ne parleremo presto.

Brand Platform

Una volta vagliate tutte le informazioni e solo dopo aver delineato una panoramica completa su marca, pubblico e competitor, è possibile procedere con la definizione del Brand Platform.

Spiegare che cos’è esattamente questo processo e/o provarlo a ingabbiare in un solo modello è un po’ difficile. Assomiglia alla carbonara, che c’è chi la fa solo con i tuorli, chi usa le uova intere, chi mette il pecorino, chi il parmigiano.

Alcuni esperti includono nel Brand Platform praticamente ogni cosa. Gli obiettivi del brand, l’audit svolto sulla marca e sul target, le analisi SWOT, il brand core, il posizionamento e una parte di Brand Personality e di Brand Identity. 

Dato che il percorso di Brand Building è lungo, personalmente noi preferiamo segmentare le informazioni il più possibile per dare al cliente il tempo di interiorizzarle come si deve, piuttosto che presentargli uno sproposito di teorie e postulati difficili da digerire tutta di un colpo.

Andare per gradi ci permette anche di avere la sicurezza di non aver commesso errori nell’analisi dei dati e nello scarico a terra dei fondamenti di brand, prima ancora che nella sua immagine. (Sai che sbatti arrivare a definire il tone of voice di una marca per poi scoprire che la personalità o ancora peggio i valori che l’hanno ispirata sono sbagliati? Praticamente c’è da rifare tutto daccapo).

Lato nostro, quindi, il Brand Platform coincide con la definizione del nucleo “valoriale e percettivo” del brand a cui seguono in seconda battuta una fase “psicocognitiva” di individuazione della personalità e una creativa di modellamento dell’identità.

Poi va da sé che ogni cliente è un mondo. Ed è importante tarare il proprio lavoro in base alle esigenze e al grado di consapevolezza che questo dimostra di avere rispetto alla propria marca.

Se, per esempio, ci troviamo davanti a una realtà che ha già fatto attività di Brand Management in passato e magari possiede già qualche Brand Pillar, ci limitiamo a integrare quelli mancanti con l’obiettivo di dare sempre il maggior valore aggiunto possibile.

In Mida di solito nel Brand Platform inseriamo Vision, Mission, Buyer Personas, Brand Values, Brand Promise (che in alcuni casi potreste aver visto sostituire con Unique Value o Unique Selling Proposition a seconda che il valore aggiunto garantito al consumatore sia più culturale o materiale), e Brand Positioning. 

Brand Personality

Scaricata a terra la roba che scotta, iniziamo a divertirci sul serio, trasformando quelle che fino a un momento prima erano bellissime ma ancora molto astratte promesse in modi da essere quasi tangibili.

Diciamo quasi perché ancora la forma della marca non c’è. Non c’è il suo aspetto, la sua voce. Ma il senso di tutto questo, invece, sì. D’altronde la personalità questo è: un sentore, un’indole, un’attitudine. E come accade con le persone, anche il Brand ne ha una.  Come si trova?

Non c’è un solo metodo. Quello che noi però preferiamo è senz’altro l’Archetypal Branding. Una teoria nata in seno alla psicoanalisi e in particolare a Karl Jung che ci permette di ricollegare i valori della marca e i suoi pillar a uno dei dodici archetipi mentali attraverso cui tutta l’umanità ( e quindi anche il pubblico della marca stessa) riconduce opinioni, emozioni, pensieri, sentimenti.

È una roba fichissima che avremo modo di approfondire a breve in un articolo ad hoc. 

Brand Identity

E alla fine, soltanto alla fine, arriviamo alla creazione della nostra celeberrima Brand Identity. Archetipi alla mano, diamo sfogo alle nostre abilità di trasformare la personalità in elementi visivi, verbali e sensoriali che renderanno la marca unica agli occhi del pubblico. 

Brand Book

Ogni volta che creiamo o ridisegniamo una marca, raccogliamo tutte le informazioni che la riguardano (dal Brand Platform alla Brand Identity) all’interno di un manuale di marca. Una sorta di “diario” che riassume l’anatomia del brand, le sue evoluzioni e i parametri che bisogna conoscere per comunicarlo in modo consistente su ogni canale.

Pensi che costruire la tua marca da solo sia troppo difficile? Contattaci per acquistare un corso di Brand Building by Mida o per una consulenza personalizzata.